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Amici Ribelli,  Arte,  Viaggio

I Ceramisti di Santorini

Un taccuino di viaggio, 2022


L’amica ribelle Roberta Papiri mi ha colpito con questo breve e semplice racconto dal suo taccuino di viaggio di quest’anno.

Forse sarebbe bastato il fascino della Grecia, l’attrazione che provo per l’artigianato, l’amore per il viaggio.

Ma c’era altro, lo stupore immutato di fanciulla che permane negli “anta”. La meticolosità che ha messo nel descrivere le fai di lavorazione, che se domani scoppiasse un cataclisma, e qualcuno trovasse qualche byte di questa storia, sarebbe in grado di fare un vaso.

Le cose vanno preservate, l’intensità del vivere può illuminare l’estate, e mantiene un po’ di sole e di tepore anche quando verranno tempi bui.

Le sensazioni quando abbiamo inseguito e trovato noi stessi, questo è il viaggio che amiamo.

~ La Redazione

PRIMO GIORNO

Insomma decido di dare alla vacanza una svolta significativa, quindi quella bottega di ceramica che abbiamo visto passando fa al caso mio.

Il ceramista sembra uno che ha storie da raccontare, un po’ per via dei segni del tempo sul volto, un po’ per quell’aspetto da Walt Whitman/Leonardo Da Vinci/Santa Claus. Inoltre è lurido e impiastricciato, quindi per forza deve essere artista.

Prima di iniziare devo passare per un’intervista conoscitiva. Mica penserai che pigli e parti così. L’intervista si svolge con lui che parla solo greco (ehm….) e io che gli rispondo in inglese ben scandito (mica è sordo, è solo greco). Per metterlo a suo agio e fargli capire meglio l’inglese mi avvalgo dell’ausilio dei gesti, (fiore all’occhiello di noi Italians all’estero) poi grazie a Dio eccoti la mediazione traduttiva della moglie (santa donna) che ci solleva da tale trogloditica e imbarazzante scena. Capitan Findus vuole sapere se è la mia prima volta con l’argilla (no) e con il tornio elettrico (sì). Poi mi spiega i passaggi che bisogna fare per realizzare una ciotola.

Osservando le pareti del laboratorio una cosa mi è subito chiara: col tornio elettrico mi sporcherò parecchio. Devo poggiare la spalla contro un asse di legno imbrattato, il tutto per bloccare il braccio e lavorare senza tremolio. Un attimo e ho subito l’argilla in testa.

Vediamo come si fa. Centra il blocco di argilla sul tornio. Spingi la materia con il palmo della mano, ma non con le dita. Appiattisci la parte superiore con il pollice. Unisci i pollici e spingi al centro della materia; affondali e poi aprili per creare la cavità della ciotola. Infila la parete della ciotola tra indice e medio, poi schiaccia per farla assottigliare. Capito? Ma non con entrambe le dita: è solo il medio quello che schiaccia, mentre l’indice contiene. Ora fai camminare l’argilla dal basso verso l’alto. Una mano dentro e una fuori. Ma no! Come fai a capire cosa stai facendo se non curvi la schiena? Dall’alto non si vede mica il profilo! Allora forza! Schiaccia e sali. Stessa pressione per entrambe le mani. Ora alterna destra e sinistra: una preme l’argilla e l’altra contiene. Cambio!

Il tempo necessario alla moglie per tradurre in inglese quello che Albus Silente mi ordina di fare in greco ed ecco che ho già fatto tre o quattro cazzate. Lui senza scompiglio prende il mio aborto di ciotolina e lo distrugge con una bella schiacciata. “Lolli-lolli” suggerisce (slowly slowly). Insomma ripeto l’operazione un po’ di volte e riesco a sfornare varie ciotoline. Il design è un po’ deludente e primitivo paragonato alle cose che realizzo normalmente al tornio manuale, però come primo tentativo di quest’altra tecnica non posso lamentarmi. Karl Marx mi congeda e mi dà appuntamento a martedì per le rifiniture. Vi faccio sapè.

SECONDO GIORNO

Oltre al maestro e a sua moglie ad attenderci stavolta c’è anche il figlio giovane con la fidanzata. Fanno cenno di unirci a loro mentre continuano a parlare in greco dell’argomento iniziato prima del nostro ingresso. Un filo di imbarazzo per la conversazione incomprensibile che va avanti per un po’. Per fortuna la quantità di vasi e sculture da guardare tutto intorno fornisce un ottimo passatempo.

Il maestro ci offre subito del vino che accettiamo volentieri, non tanto perché lo desideriamo alle quattro del pomeriggio, quanto perché ci sembra che quel vino di cui Santorini è ricca, abbatta le barriere tra noi e loro. Infatti è così. Il maestro è ben felice di versarci del bianco direttamente dal rubinetto della botte sotto al bancone. Cin cin e mi piglia subito la “mbriachella” leggera, quel tanto che basta per togliere gli imbarazzi e procedere col chissenefrega mood. Chi se ne frega di come vengono le ciotole, chi se ne frega di quanto tempo ci vorrà, chi se ne frega se lui parla e non capisco, chi se ne frega se sbaglio.

“Tudei no teach. Tudei ai relax. Watch. My son teacher tudei”, annuncia il maestro sbuffando il suo sigaro e passando il testimone al figlio, un ragazzo giovane con la faccia da Gesù di Nazareth e i piedi scalzi. Sia lui che la fidanzata sono bravissimi a dare i giusti consigli sulle rifiniture, come impugnare le spatole e come inclinare gli attrezzi per ottenere diversi effetti. Da subito si capisce che hanno la completa padronanza del ceramista. Parlano anche in inglese con disinvoltura, io sono ammirata, anche perchè sicuramente non usano il cörsivœ e di avere i vestiti griffati gli frega zero.

Mi sento proprio fortunata ad avere anche questi altri due giovani insegnanti e chi se ne frega se ogni tanto approfittano per pomiciare quando il maestro si alza dallo sgabello per venire a controllare da vicino il mio lavoro. Qui abbiamo capito che è tutto anticonvenzionale e va bene così.

Trascorrono forse due ore buone e terminate le ciotole devo pure pregarli di farsi pagare un po’ di più, visto che la richiesta è di soli venti euro che non basterebbero a coprire i costi per la corrente del tornio elettrico, per la quantità di argilla che ho usato, per tutte le attrezzature e poi per la competenza e la pazienza di seguirmi tutto il tempo.

Fine.

Eccoli lì, tutti sorridenti e impressi nella mia memoria per sempre. Chi potrà mai dimenticare questa esperienza? Mentre ci salutiamo affettuosamente non posso smettere di chiedermi come sarà la loro vita. Il figlio riuscirà ad avere soddisfazione con le sue opere? Viaggerà? Si farà conoscere nel mondo? Riuscirà a coinvolgere altre persone per tramandare questa antica arte della ceramica?

Sì, mi sento proprio fortunata ad averli incontrati.

P.S. Farò la cottura e la decorazione in Italia; intanto le ciotole stanno asciugando al sole del cruscotto mentre ci godiamo l’ultimo giorno di mare Egeo.


~ Racconto di Roberta Papiri

~ Foto di Luca Decet

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