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Macario e il bambino

Come eravamo, come siamo, alla scoperta di chi in ultimo saremo.


Macario ne “Il Vagabondo” – nella quarta foto, il mio amico Tobia che segue il cane.

Calpesto queste terre e questi cieli da quando c’era Macario. MACARIO. Mi pare fosse a colori, quando lo vedevo in TV. Mi ricordo da bambino che mi piaceva tanto, più di Sbirulino. Mi ricordo i miei che mi chiamavano! Corri Luca! C’è Macario!! E quando lo dicevano a zia.. oh gli piace Macario… e ridevano, che amore !!

Mi piaceva perché era buono, onesto, lo maltrattavano ma lui era coraggioso sulle cose importanti, quando c’era da far giustizia, e passava oltre quando non ne valeva la pena. Felice, povero. Sognante, un po’ poeta, sempre dietro a qualche signorina (che io mi “spizzavo” a dovere).

E mi ricordo quando mi chiamarono per un nuovo film o scenetta, ma a me non piaceva più tanto. Forse troppe faccette, come le smorfie che fanno gli adulti ai bambini. Non ero più tanto piccolo che interagivo con il mondo solo attraverso una rappresentazione.

Forse volevo lasciare quella bolla, e consegnarmi al cortile e al prato, alle cosce vere delle bambine, alla bicicletta e alle corse, a Mazinga e a Sandokan, all’allegro chirurgo e ai libri di favole illustrati e all’enciclopedia per ragazzi, da sfogliare e risfogliare, da farsi raccontare quando iniziavo a leggere, ma avevo troppa fretta di sentire la storia.

Il sole e il vento, le risate per tutto, la polvere quando cadevo, il dolore sulle ginocchia sbucciate, dove non volevo più che si soffiasse per attenuare il dolore. Volevo piuttosto disinfettarle, affrontare la rabbia dell’errore e la paura verso gli eventi liberi tra caso e forza maggiore.

E tutte quelle parole e immagini che nascevano nella mente, che si assembravano in una automobile o una barca, con cui andare per il mondo verso orizzonti celati sono a quel momento dietro tende e persiane e spalliere del letto; e dentro di me, tra emozioni e sentimenti che mi parlavano e prendevano forma, come fossero “un altro me”, capace di creare un dialogo. Per farmi alzare dal foglio a due dimensioni, per diventare una persona e svelare il personaggio.


Luca Pezzotti

© Spiriti Ribelli 2023

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