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AA_dalla Redazione

Leo Orisha



“Sul corpo, appena qualche spanna,

breve è il viaggio,

tra la mente e il cuore.

Il più breve dei viaggi immensi,

quello che a compierlo,

occorre il coraggio degli Dei”.


Ieri ho partecipato ad uno Stage di Danza Afro Cubana

… “Le Danze degli Orishas”, organizzato dall’Associazione Rea Luna di Rieti, che mi ha visto muovermi come un orso in un sacco di patate.

Gli Orishas sono semidivinità appartenenti originariamente alla mitologia dei popoli Yoruba dell’Africa occidentale. Il culto si è diffuso anche nelle religioni afroamericane, nelle quali si sono uniti – per cultura e necessità – con i Santi Cristiani.

Abbiamo imparato alcuni passi delle danze della Dea Yamaya e del Dio Chango, ed essendo una classe mista di donne e uomini, ognuno si è trovato nelle circostanze di poter ballare nei panni di entrambi gli Dei.

Yemaya è colei che crea, madre della vita, governa le acque degli oceani, dei mari e dei fiumi che conducono al mare. Poiché si ritiene che la sua vita abbia avuto inizio nel mare, si crede che tutta la vita sia iniziata così (come in effetti è accaduto, sul nostro pianeta). Il suo nome è la contrazione di Yey Omo Eja, che significa “madre i cui figli sono i pesci”. È evocativo che «pesce», la cui parola in greco era acronimo di “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”, fu usato dai primi cristiani per indicare Gesù, poiché il simbolo usato dai suoi seguaci (al tempo clandestini) per riconoscersi, erano due mezze lune sovrapposte a formare appunto l’icona della creatura acquatica. Per altro una interpretazione fa derivare il termine dalle condizioni astrologiche dell’“età dei pesci”, poiché la congiunzione Aurea di Giove e Saturno, nel 7 a.C. avvenne per tre volte nel Segno dei Pesci.

La tradizione narra che Yemaja fosse nata dalla spuma del mare (come Venere); la sua figura è legata a quella generale della “Grande Madre”, propria di numerose tradizioni.

Chango, è divinità potentissima, associata al fuoco e al tuono. La tradizione orale Yoruba lo descrive come Re dell’Impero Oyo, figlio del fondatore Oranian e della moglie Torosi. La storia lo colloca in vita intorno al XV secolo, ovvero durante il nostro Rinascimento; il suo regno in effetti fu una rinascita, ricordato di grande prosperità ed unificazione del popolo Yoruba. Nella trasposizione mitologica e religiosa, tutto ciò si riflette nella magnificenza tipica dei rituali del suo culto, ricco di colori, forme e simboli diversi, di forza, sicurezza, orgoglio.

Chango ha carattere violento e vendicativo, è cacciatore e saccheggiatore, virile e coraggioso; è giustiziere, castiga bugiardi, ladri e malfattori. Per queste caratteristiche, in epoca coloniale e post-coloniale è stato considerato il simbolo della lotta dei neri contro l’oppressione dei bianchi.

Oggi ero ad una riunione di lavoro

…. in una agenzia di viaggio. Certo il luogo ispira in se, ma io mi sentivo bene poiché l’incontro mi vedeva, modestie a parte, come legittimo protagonista.

Avevo notato questo papiro, e la composizione di due divinità impegnate in quello che sembrava un rito di unione amorosa e spirituale, attraverso il fluire della natura, mi aveva catturato. Certo, non potevo distrarmi, ma qualcosa indubbiamente mi attirava, e forte era la voglia di cogliere la rappresentazione in una foto e farci poi un bel post per i miei amichetti virtuali.

E insomma ad un certo punto non ho potuto più resistere, e mi sono avvicinato, cellulare in mano. Il mio boss si trovava tra me e il muro, e un suggestivo ma invadente riflesso di luce, recava ulteriore ostacolo. Mi sono torto, allungato, piegato sulle ginocchia, ho alzato delicatamente un mobiletto; sollevo la sedia del capo scivolando. Lui continua a parlare tranquillo, ed io, incurante dell’Universo che scorreva intorno a me, evitando dei fili insidiosi, prima inquadro con cura eppoi lancio una foto al volo come posso.

Il discorso dei miei interlocutori era tranquillo, dunque ho continuato a seguire questo ritmo: dovevo scrivere qualcosa. Apro sul cell la nota degli appunti, e trovo uno scritto frutto di qualcosa colto in giro e da me rimaneggiato appena. Lo leggo, ricerco l’incontro e lo scontro, la diversità e l’unione, eppoi “lo sfumo nell’essere e nel sentire”, come direbbe la maestra Rea Luna.

E niente….. sapete come è andata a finire? Che io non sono più riuscito a sedermi, dondolavo sulle gambe e continuavo ad aprire il petto ed alzare il mento, a mandare il mio suardo in giro a raccogliere sorrisi dolci che mi comparivano sul viso.

Sono rientrato nel discorso, che mi chiamava in causa come il punto di congiunzione tra il mio capo e il nostro possibile nuovo partner.

Ho detto che stava andando tutto benissimo e che avremmo fatto grandi cose. Mi ero appena riseduto che mi rialzo con scatto e fluidità. Ho sorriso e faccio: “Io intanto, con quella immagine sul muro, ho scritto una poesia”. Sorpresa, presa per il culo di rito da parte di tutti; io rido, ma da buon Leone mi sono “impermalosito”. Loro, inteneriti, mi hanno chiesto di leggerla.

Adesso bevo un bicchiere

… e faccio ardere l’ultimo tabacco di questa serata… Buonanotte ✨🌙🦁🦄


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