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AA_dalla Redazione,  Italia,  Mafia

La Svolta nella Lotta alla Mafia

E le cose che si vogliono dire e che voi non volete sentire.


“Tramonto”, la poesia di Nadia Nencioni, la bambina morta nell’attentato di Via dei Goergofili. È il nome dato da ROS all’operazione di cattura di Matteo Messina Denaro.

L’arresto del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, più che un fatto di cronaca, sembra un risveglio dopo un tempo che aveva iniziato a tessere la sua tela nel 1800, quando iniziò la questione meridionale e la storia della Mafia Italiana.

Un fenomeno culturale, economico e politico, tra le cose che ci caratterizza nel mondo. Ma ora, con la globalizzazione e il proliferare degli strumenti tecnologici, la criminalità mafiosa si è rivelata essere presente, con accenti di intensità e pericolosità differente, in tutte le società.

Le importantissime notizie che arrivano di giorno in giorno, stanno riempiendo di orgoglio l’Italia di fronte al mondo, dando un esempio di come sia possibile una vera lotta alla criminalità organizzata, proponendoci come uno dei possibili modelli.

Perché non è stato agevole interrompere questa lunga latitanza, svoltasi nei luoghi più impensabili, con ingegnosi travestimenti e il volto del ricercato stravolto da interventi di chirurgia plastica.

Esaustivo quanto riportato da “La Repubblica”:

“Soddisfazione da un lato, frustrazione e disappunto dall’altro: sono i sentimenti contrastanti dei militari della caserma dei carabinieri che dista soltanto cinquecento metri dal covo di vicolo San Vito frequentato da Matteo Messina Denaro. Ma c’è dell’altro: da quella caserma, nel novembre 2021, qualcuno ha fatto partire una segnalazione su una possibile presenza del boss a Campobello di Mazara. Peccato che sia stata ignorata, questione che ora innesca pure una punta di rabbia”.

La trasformazione del Denaro

E ancora, passata l’euforia, nel Comune del Belìce a qualcuno è rimasto l’amaro in bocca:

“Non era certo compito mio arrestare Messina Denaro – ha dichiarato il comandante dei vigili urbani Giuliano Panierino – Siamo in dieci e ci dobbiamo occupare di viabilità e di controlli amministrativi. C’era mezza Sicilia che lo cercava. Certo, per anni ho sognato di mettergli le manette, mi ero anche preparato il discorso da fargli”.

LE CLAMOROSE SVOLTE

Dopo lo scioccante ritrovamento, in uno dei suoi covi perquisito dopo pochi giorni, di una pistola priva di matricola e con 5 pallottole (e ben altre 20 custodite), apprendiamo con smarrimento la notizia che il suo prestanome Andrea Bonafede si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Lo shock è stato conseguenza di un crescendo, poiché qualcun altro è stato già arrestato, tra cui il medico che lo aveva in cura, nonché persino colui che gli aveva messo a disposizione l’abitazione. Ed è proprio l’incredibile “giro” compiuto per dare al boss una casa, a dare l’idea delle risorse di Cosa Nostra per sfuggire alle maglie degli investigatori delle varie forze dell’ordine: il fiancheggiatore aveva ricevuto 20.000 € in contanti, che aveva versato sul suo Conto Corrente, per poi comprare la casa da destinare al Messina Denaro.

Illuminante è stato anche il punto di svolta delle indagini. I familiari del latitante hanno fatto l’errore fatale. Parlando tra loro, pur sapendo di essere intercettati, hanno fatto cenno alle malattie del capomafia. L’inchiesta è partita da lì.

A tal proposito sono sembrate pertinenti ed utili le affermazioni del Ministro della Giustizia Nordio in Parlamento: “I mafiosi non parlano di reati al telefono, perché sanno di essere intercettati”.

Un uomo e una donna conducono l’arrestato: anche la parità dei sessi è rispettata

Una vicenda che è un susseguirsi di rivelazioni clamorose, a tratti agghiaccianti, che stanno animando il dibattito pubblico, sia tra gli esperti che tra i cittadini, e stanno gettando finalmente luce su oltre un secolo di mafia e potere.

Lettere alla figlia, vestiti eleganti e accessori si lusso, viagra e donne per allietarsi, una bottiglia di champagne e un libro sulla mafia; e come se non bastasse, anche un luogo adibito all’allenamento fisico. Inoltre i particolari dei selfie e delle chat con i pazienti dell’Ospedale che lo aveva in cura, ci ha confermato che non c’è davvero limite all’aberrazione del metodo mafioso.

A dare speranza concreta per porre termine al maggior rischio sociale e politico in capo alla nostra Repubblica, è stata la mole di documenti sequestrati, e l’immediata e ramificata rete di fiancheggiatori che è stata pressoché sgominata, grazie alla morsa degli investigatori.

È proprio il caso di dire, fuori da ogni accenno di retorica, che le migliaia di vittime della mafia, tra cui le decine di magistrati, carabinieri, poliziotti, finanzieri, giornalisti e politici, ora possono riposare, se non tranquilli, con un ristoro che restituisce senso alla loro vita e alla loro morte, e alle sofferenze dei loro familiari. Linfa preziosa per coloro che, in prima linea, dovranno continuare la lotta, siano essi membri delle Istituzioni oppure cittadini intenti a sfuggire dalla “piovra”.

ASPETTI SECONDARI DA NON SOTTOVALUTARE

Una vicenda che a ripercorrerla genera inquietudine, ma che per le sue ramificazioni non ha risparmiato qualche retroscena di gossip e costume, che seppur a latere per importanza, hanno avuto il merito si coinvolgere nella discussione, ogni giorno più fremente, tutti gli strati culturali della società.

Da tenere in considerazione, pur nella prudenza che si impone per evitare infondata isteria, sono state le dichiarazioni dell’ex mafioso Baiardo, che al Giornalista Massimo Giletti aveva fornito criptiche indicazioni e velati sospetti dell’esistenza si “una realtà parallela”, che con il senno di poi potevano anche essere considerati come indizi.

Stesso discorso per i rapporti tra mafia, politica, servizi segreti, terrorismo, forze dell’ordine e magistratura, i depistaggi e i mancati arresti, documenti scomparsi o quegli isolati lati oscuri che permangono alla costante corrosione che sta compiendo il tempo. Eppoi fiancheggiatori, prestanome, soci e complici…. Questi aspetti, anche se in coda in una ipotetica scala di gravità, per una totale comprensione è opportuno dedicarvisi, potendosi rivelare ancora particolari di una qualche importanza, in contesti dove proprio nulla deve essere trascurato.

MOLTO PIÙ VICINO L’ATTO FINALE

La Mafia non è sconfitta, anzi gli esperti lamentano un mutamento che prefigura un camuffamento delle cosche e delle loro attività, che rischiano di uscire dal perimetro criminale per inquinare gli strati sani della società e dell’economia, ove più labili e confuse sono le tracce criminali.

Forse, finalmente almeno una volta, si potrà evitare, ad esempio in uno dei discorsi ufficiali di insediamento di un nuovo Governo, di evitare di dire la parola “mafia”, che è stata una immancabile e rassicurante costante, accompagnata sempre con promesse e propositi di lotta senza quartiere e compromessi o trattative di sorta.

Vi salutiamo con un sospiro di sollievo, dicendo “Ad Maiora”, anche se più di così, per una volta possiamo dirlo, sarà davvero difficile.

Infatti, con i progressi compiuti con questo epocale arresto, le Istituzioni e i cittadini si sentono più sicuri per affrontare quella che sarà la battaglia decisiva per la tenuta democratica della nostra meravigliosa Italia.

PS: dei tanti memorabili servizi giornalistici di queste settimane, ne abbiamo scelto uno. Lo abbiamo scoperto dopo la stesura del presente articolo, e ci siamo sentiti un po’ meno soli:

https://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/cosa-non-si-e-detto-dellarresto-di-matteo-messina-denaro_342242/

La Redazione, Luca Pezzotti

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