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Sport

Nicola Dutto

In sella o in carrozzina.


«Non ho mai odiato la moto o rinnegato quello che ho fatto, si legge sul suo sito web. Mi reputo un ragazzo fortunato, perché ho potuto trasformare una passione in una professione, con tutti i rischi del mestiere. Quando sono in sella mi dimentico di non poter usare le gambe. La moto mi ha spezzato, ma mi ha salvato».

Il Sogno

E’ il primo atleta paraplegico a prendere parte alla Dakar (ex Parigi-Dakar), che si terrà nel 2019 in Perù dal 6 al 17 Gennaio, lungo 5.000 km impervi. Il 48 cuneese è sulla sedia a rotelle dal 2010, da un incidente occorsogli nella prima tappa dell’Italian Baja, a Pordenone, una caduta gli causa la frattura della settima vertebra dorsale

La sfida alla Dakar è un altro livello, anche rispetto al suo sfolgorante ritorno in moto (preparata appositamente) e la vittoria in Messico nel 2013, venuta dopo il terzo posto nei 1.700 Km della Baja 1000, quarto assoluto nel mondiale Baja spagnolo del 2015 (impresa senza precedenti) e al traguardo al Merzouga Rally e all’Oilibya Rally del 2017.

La Moto

Nicola monterà l’austriaca KTM 450 EXC-F e sarà affiancato da tre piloti, Pablo Toral, Victor Rivera e Julian Villarrubia, che lo scorteranno durante il percorso.

E’ stato anche al campionato americano off-road “Best in The Desert” (unico paraplegico) rilasciando un’intervista alla Stampa: “Le prime volte faticavo a stare in equilibrio sulla sedia a rotelle: figurarsi in moto, era l’ultimo dei miei pensieri. Prima accetti il trauma e la nuova condizione, prima torni a vivere. Era mia intenzione rimanere nell’ambiente, magari organizzando gare o correndo sulle quattro ruote. Poi mi è venuta voglia di provare. Ed è ricominciato tutto”.

Come ha spiegato in un’altra intervitsa a “OffRoad Due Ruote”, la Ktm ha un roll-bar di protezione per le gambe e sellino avvolgente Vicair e supporto posteriore che tratterà il pilota attraverso una cintura con tre punti d’attacco. “Un percorso in evoluzione, per plasmare la moto alle mie capacità di guida e alle mie nuove esigenze, un lavoro a più mani che potrà essere utile anche ad altri”. La moto è dotata di un cambio elettronico e una frizione Rekluse automatica, che insieme alla pompa del freno posteriore sono spostata sul manubrio, come tutti gli altri comandi.

La sua moto preparata

“Paragonandola alla moto che avevo preparato qualche anno fa per tornare (…) è stato riportato a un design molto minimalista. Questo ci ha permesso di guadagnare un po’ di peso, il che aiuta a controllare meglio la moto. Anche il motore è molto migliorato. Le caratteristiche di erogazione e il fatto che abbia un cambio a sei marce sono perfette per me. È abbastanza difficile spiegare come guido adesso. È una modalità molto coinvolgente, e ci è voluto molto tempo per capire cosa funzionasse e cosa no. Lavorare ad esempio per far funzionare al meglio le sospensioni per me è stato molto importante, perché non sono più in grado di alzarmi per assorbire i colpi “.

Le Sfide Maggiori

Ha commentato anche la fantastica e durissima gara Messicana: “Si tratta di Ultratrail in moto, contano resistenza fisica e mentale. Sono gare no-stop, ci si ferma solo ai punti di ristoro e assistenza, bisogna arrivare alla meta il prima possibile e comunque non oltre un tempo limite”.

Ma particolarmente intenso è stato il momento in cui ha raccontato di quando ha affrontato i suoi demoni, tornando a percorrere il tragitto dell’incidente come apripista e poi in gara. “Ero molto agitato, sono passato a 300 metri dal punto dell’incidente. Poi mi sono lasciato prendere dalla gara e non ci ho più pensato. È proprio la mentalità sportiva ad avermi aiutato: gli atleti sono abituati a soffrire, ad andare avanti solo per meritocrazia ed io ho applicato questa filosofia alla vita di tutti i giorni, fissandomi su piccoli obiettivi”.

Il sogno nel cassetto?

“La Dakar, vorrei essere al via nel 2019 con la mia moto”.


Fonte: La Stampa by NC – nicoladutto.com – serra-racing.it – xoffroad.dueruote – ideawebtv – Vicair B.V. (video finale)


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