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Cronaca Bella,  Indigeni,  Storie Ribelli

Intanto, nella Foresta…


Rispetto per la piccola impresa di questi lottatori.

Andiamo al di là delle nostre polemiche provinciali, vaccino si/no, tamponi quando, gren pass o rave party, mascherine rosa per la polizia, mascherine a pannolino per gli insegnanti…. ecc…. ecc…

La Redazione

In Amazzonia questo ragazzo porta il padre in spalla per 6 ore, per il vaccino contro il Covid.

Tawy ha 24 anni, appartiene alla tribù indigena Zo’é, che vive nella giungla dello Stato del Pará, nord del Brasile lungo il confine con il Suriname, una zona altamente protetta per il suo valore ecologico. Lo sappiamo per il “m’berpót”, un bastoncino di legno inserito nel labbro inferiore, che segna, tra i 7 e i 9 anni, il primo rito di passaggio per i bambini e che viene mantenuto per tutta la vita.

Secondo Survival, la tribù rischia l’estinzione. Il primo contatto è stato catastrofico, per loro come per molte tribù brasiliane. “Quando arrivarono gli esterni, gli Zo’é si ammalarono e cominciarono a morire” racconta Jirusihú.

Furono contattati dai missionari evangelici negli anni ’80. “Allora… c’erano diarrea e sofferenze. La febbre ha ucciso molti, moltissimi Zo’é.”

A quanto pare la storia si ripete, oggi è il COVID. Tribù che già subiscono violenze e prepotenze, l’attacco alle risorse del loro territorio, senza adeguate protezioni e compensazioni, indispensabili per preservare la vita selvaggia e il rispetto delle diverse culture.

Il giovane ha sfidato barriere naturali, ma anche culturali, per far immunizzare il padre. Il suo popolo è costituito da 325 individui, che abitano sparsi nella selva amazzonica. Territori di difficile accesso ma non al riparo dal Covid, spesso portato da cercatori d’oro clandestini e trafficanti di legname.

Suo padre Wahu ha 67 anni, si era ammalato e respirava a fatica.

Insieme hanno solcato colline, attraversato ruscelli, superato ostacoli. Con un grande sforzo, hanno raggiunto l’avamposto creato da medici impegnati in una campagna di vaccinazione tra quelle comunità.

Erik Jennings Simões, uno dei sanitari volontari, se li è visti spuntare tra gli alberi, e non sapeva cosa fare. Stupefatto ha scattato la foto e l’ha pubblicata su Instagram.

Il ragazzo è concentrato nel massimo dello sforzo, telo sulle spalle teso sulla fronte, il suo vecchio padre pelle e ossa e con sguardo spento.

Entrambi resistono, ormai giunti alla fine del piccolo viaggio.

Tawy è rimasto un po’ in quell’avamposto. Poi ha ripreso il suo cammino, ha preso di nuovo il padre e altre 6 ore fino al suo villaggio.

Piccole storie di lotte quotidiane, ancora più dure in posti selvaggi, o quando riguardano persone povere, fuori dal mondo dei consumi, dai luoghi pubblici, dagli aerei per viaggiare nel mondo.


FONTI: Survival, Repubblica, Corriere della sera, Il tempo, Il Fatto Quotidiano.

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