Solo un Gioco
Il Calcio (e lo sport) possono togliere e dare la vita, una via perché l’amore non muoia.
Siamo in Argentina, una Nazione che ama il calcio come poche al mondo. Una passione intensa, intima, corpo e anima, parte dell’identità, a volte eccessiva e totalizzante. Ma comunque sempre vera.
Un storia che sembra folle, forse ridicola. Ma ascoltate, non tutto è come sembra.
La Storia
Nahuel «Dibu» Pérez, era un ragazzo di 19 anni morto nel 2016 mentre tornava, insieme a tre amici, da una trasferta della quadra di cui era tifosissimo, il San Martìn de Tucuman. Il papà è accanto alla sepoltura, e passa del tempo con lui; ma non sempre in silenzio o piangendo, non sempre volendo rinunciare alla vita che continua ad ospitarlo in un campo di dolore.
Il San Martìn era la squadra del cuore di entrambi e da quel maledetto giorno, ogni domenica, l’uomo si reca davanti alla tomba del figlio, posa un fiore e accende la radiolina, così da poter ascoltare la partita insieme, condividendo, nonostante la morte, la passione per “El Santo”. Estate e inverno, pioggia o sole, a tutte le ore di cui c’è la trasmissione.
Bene o Male ?
Qualcuno può dire che è di un atteggiamento insano, che evidenzia l’incapacità di “lasciar andare” la persona scomparsa, che non si è rielaborato il lutto, che bisogna andare avanti nella vita, ecc… Magari è vero. Ho chiesto a degli psicologi e la maggior parte, con varie sfumature, dicono che è così. Qualcuno difende il comportamento del papà, tifoso ferito, frequentatore del cimitero, per condividere i momenti di “un gioco”.
Questa divisione a livello di scienza a me è sufficiente per gridare che questa storia mi fa stare bene, e fa stare bene anche questo signore, e credo anche il figlio. Nemmeno la beatitudine del Paradiso può annullare il desiderio di un figlio di essere con suo padre, vedendo che costui si prodiga per mantenere un legame tra diverse dimensioni, donando a se stesso una quotidianità più serena.
serenità.
Forse nell’uomo permane malinconia e sconforto? Bhe, non abbastanza da farlo desistere, da fargli pensare che tutto questo non ha senso. Non parliamo di eliminare il dolore, nulla può annullarlo in queste circostanze. Ma aiuta a conviverci, ad andare avanti. E non è un’illusione, perché chi può distinguere la veridicità dei tanti momenti di una partita, di un campionato, vissuti uniti in “uno solo spirito”?
Magari, per dire una cosa assurda, i due in vita avrebbero potuto litigare, magari con parlarsi più per sempre, e morire con il dolore. E invece, nella tragedia più grande, lo sport e la bellezza dell’agonismo e l’immedesimarsi nei propri eroi, mantiene tutto immutato, pronto a rinnovarsi, come una favola senza tempo.
Quindi….
Ci sono gesti che sono di un’umanità straziante e allo stesso tempo commovente. Sono segno di forza fuori dal comune. Quel giorno fu un camion e la strada a mettere fine alla vita di un gruppo giovani innamorati dello sport e delle giornate insieme; oggi la passione per il calcio e i colori della propria squadra, portano in cielo il suono della radio e della “domenica sportiva”.
Cantando, incitando, arrabbiandosi quando si perde o si fa una cazzata, festeggiando quando si vince o si gioca bene. Come nel fùtbol, così nella vita.
Pensateci prima di dire che è solo un gioco.
© Spiriti Ribelli 2023