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Le paure dei Talebani


Qualcuno ha il coraggio e la cecità di chiamare “cultura” o “tradizione” quella promulgata dai Talebani. Per me è solo barbarie e sottomissione, ignoranza eletta a valore.

Dimostrazione ne è l’uccisione del cantante folk Fawad Andarabi, rivelata come un “brutale omicidio” da un tweet, rilanciato dal Guardian, dell’ex ministro degli Interni, Masoud Andarabi. “Fawad Andarabi cantava ‘la nostra bellissima valle, la terra dei nostri antenati’, non ci sottometteremo alla brutalità dei talebani”.

È stato prelevato da casa e gli hanno sparato alla testa, ha raccontato il figlio Jawad all’agenzia Associated Press: “Non aveva fatto nulla, un cantante che non faceva altro che intrattenere le persone”. Racconta Jawas che un consiglio talebano locale ha promesso di punire l’assassinio, e chiede giustizia. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha promesso invece un’inchiesta, senza altre indicazioni.

I talebani erano già andati a casa del padre: l’avevano perquisita e bevuto il thè con l’anziano musicista.

Andarabi suonava il ghichak, un liuto ad arco. Cantava canzoni tradizionali sulla sua valle, le sue genti e l’Afghanistan. Intollerabile per gli estremisti, impegnati a sopprimere ogni gioia di vita, ogni pensiero felice, ogni entusiasmo, tutte le tradizioni culturali, tutto ciò che non sia legato al loro potere terroristico e alla loro concezione distorta dell’Islam.


Destino più tragico è toccato a Khasha Zwan, un comico. Eroico e raggelante il video che lo ritrae in automobile, tra due dei suoi carnefici, mentre ride e coinvolge uno dei due nel divertimento, mentre l’altro, impegnato a controllare il telefonino, reagisce picchiandolo.

Khasha è morto mostrando il potere libero della recitazione, della comicità; come aveva fatto in vita negli spettacoli dal vivo e sui media. Ad attenderlo fuori dall’automobile le torture, probabilmente per farlo smettere di ridere. Poi è stato sgozzato.

All’inizio i taliban avevano vigliaccamente negato un coinvolgimento, ma una volta diffuso il video hanno prontamente rivendicato l’esecuzione: aveva mancato di rispetto al loro sacro potere. Ed erano così preoccupati, gli assassini nuovi padroni dell’Afghanistan, che è stato ucciso durante l’avanzata verso Kabul.

Ha scritto Roberto Saviano su Instagram, a commento di quei pochi secondi di video dalla forza dirompente: “.. tra i primi ad essere epurato perché le sue battute passavano di bocca il bocca, scacciavano la paura dai volti degli afgani sciogliendoli in sorrisi. Khasha Zwan è morto facendo battute, sorridendo in faccia ai suoi aguzzini, con la potenza anarchica dell’ironia spesa sino alla fine”.


FONTI: ANSA – HuffingtonPost – Il Tempo – Roberto Saviano

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